Acquistare casa anche di fronte alla crescente pandemia di coronavirus
Sappiamo cosa pensano alcuni di voi: chi sta pensando di acquistare una casa in questo momento?
Bene, in effetti, molte persone, anche di fronte alla crescente pandemia di coronavirus e ai timori di una recessione incombente.
Perché la vita continua.
I tassi ipotecari sono ai minimi storici.
E le persone devono comprare case per le stesse ragioni che fanno di solito: sposarsi, avere figli, ridimensionare, andare in pensione o trasferirsi.
Ma comprare una casa rimane un’esperienza che può portare a livelli di stress emotivo incredibili e il primo passo, ottenere un mutuo, a volte sembra di dover affrontare una scogliera a strapiombo senza attrezzi da arrampicata.
Devi assicurarti che la tua richiesta di mutuo sia accettabile. Devi esaminare il rapporto debito / reddito e accertarti che la tua situazione lavorativa soddisfi gli standard della banca.
E poi c’è la sfida più grande di tutte: mettere insieme i soldi per un acconto del 20%.
La crisi che si sta portando dietro l’epidemia di Coronavirus non ha risparmiato il mondo finanziario.
A risentire della volatilità delle borse, anche gli indici Eurirs, i tassi bancari di riferimento che determinano, insieme allo spread, i tassi fissi dei mutui.
L’Eurirs, Euro Interest Rate Swap, è il tasso di interesse medio al quale i principali istituti di credito europei stipulano swap a copertura del rischio di interesse: le banche lo utilizzano per assicurarsi dalle possibili perdite dovute ai movimenti del mercato.
L’indice viene calcolato su base quotidiana, comunicato dalla Federazione Bancaria Europea e costituisce una stima dell’andamento dei tassi di interesse europei nel medio-lungo periodo e del costo del denaro più in generale.
La conseguenza di quanto sta accadendo sui mercati finanziari è critica per l’economia, ma diventa paradossalmente un’opportunità per chi in questo momento sta cercando un mutuo.
Questo vuol dire che l’indice Eurirs riferito ai periodi più brevi (5 e 10 anni) segna un valore negativo (-0,16% il 2 marzo), mentre per i periodi più lunghi (30 anni) si arriva a 0,15%.
Per la prima volta nella storia dei mutui, non c’è alcuna differenza di costo, se non di qualche euro, tra un mutuo a tasso fisso e uno a tasso variabile. E per il futuro, se la curva dell’Eurirs continuerà a scendere, la situazione potrebbe invertirsi, fino a definire una convenienza maggiore dei mutui a tasso fisso.