Italia: sud tradito da un anno ma ha anche origine storiche
Il 17 settembre del 1902, Giuseppe Zanardelli, primo capo del governo italiano di sinistra, arrivò a Napoli per una visita ufficiale, divenendo così il primo capo del governo dell’Italia unita a recarsi nel Mezzogiorno.
Il suo arrivo fu salutato con grande entusiasmo dalla popolazione meridionale, che sperava che finalmente il governo centrale si impegnasse a colmare il divario economico e sociale tra il Nord e il Sud Italia.
Zanardelli tenne un discorso in cui promise di attuare una serie di misure per lo sviluppo del Sud, tra cui la costruzione di nuove infrastrutture, l’istituzione di scuole e ospedali, e l’incoraggiamento dell’industria e dell’agricoltura.
Tuttavia, le promesse di Zanardelli non furono mantenute. Il governo centrale continuò a favorire il Nord, destinando a esso la maggior parte delle risorse economiche e politiche.
Il tradimento del Sud da parte del governo centrale è un tema ricorrente nella storia italiana. È un tradimento che ha contribuito a perpetuare le disparità economiche e sociali tra il Nord e il Sud, e che ha contribuito a creare un senso di frustrazione e di rabbia tra la popolazione meridionale.
Nel contesto attuale, l’espressione “sud tradito” viene utilizzata per denunciare l’atteggiamento del governo centrale nei confronti del Sud Italia. In particolare, viene utilizzata per criticare la mancanza di investimenti nel Sud, la disoccupazione giovanile, e la corruzione diffusa.
Secondo alcuni, il tradimento del Sud risale proprio al viaggio di Zanardelli del 1902. In quel momento, il governo centrale aveva l’opportunità di cambiare le sorti del Sud, ma ha preferito non farlo. Questo ha contribuito a creare un senso di ingiustizia e di risentimento che perdura ancora oggi.
Altri invece ritengono che il tradimento del Sud sia un processo più complesso, che ha avuto inizio molto prima del viaggio di Zanardelli. Secondo questa visione, il tradimento del Sud è il risultato di una serie di fattori, tra cui la storia coloniale dell’Italia, la politica economica del governo centrale, e la cultura politica del Sud stesso.
Il governo Meloni, in carica dal 2023, ha rimodulato il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), sottraendo 8 miliardi di euro al Mezzogiorno. Questi fondi sono stati dirottati su opere nel Nord Italia, in particolare sulla linea ad Alta velocità Verona-Padova e sul nodo Terzo Valico di Genova.
La decisione del governo Meloni ha suscitato forti polemiche da parte delle forze politiche del Mezzogiorno, che hanno accusato il governo di aver tradito gli impegni presi con la popolazione meridionale. In particolare, il Partito Democratico ha parlato di “uno scippo” al Mezzogiorno, mentre il Movimento 5 Stelle ha definito la decisione “un atto di discriminazione”.
Indipendentemente dalle ragioni, la decisione di sottrarre fondi al Mezzogiorno ha avuto un impatto negativo sulla percezione del PNRR da parte della popolazione meridionale. La sensazione è che il governo Meloni non sia realmente intenzionato a colmare il divario economico e sociale tra il Nord e il Sud del Paese.
Qualunque sia la sua origine, il tradimento del Sud è una realtà che pesa ancora oggi sulla società italiana. È una realtà che impedisce al Sud di raggiungere il suo pieno potenziale, e che alimenta la rabbia e il risentimento tra la popolazione meridionale.
Un’Italia tutta da Nord al Sud in una unica nazione ITALIA ” Da soli si cammina veloci, ma insieme si va lontano “