Tre anni fa Mosca entrò con le sue truppe in Ucraina
Tre anni fa Mosca entrò con le sue truppe in Ucraina. Era il 24 febbraio del 2022 quando l’esercito russo varcò il confine, lanciando un’offensiva su larga scala che avrebbe dovuto garantire una rapida vittoria. Le prime settimane furono segnate da battaglie furiose nei dintorni di Kiev, da attacchi missilistici su larga scala e da un’escalation di tensione con l’Occidente. Ma la resistenza ucraina, sostenuta da un massiccio aiuto militare e finanziario di Stati Uniti ed Europa, riuscì a respingere l’avanzata russa.

Tre anni dopo, la guerra ha assunto connotati molto diversi. Se all’inizio l’Occidente sembrava compatto nel suo sostegno a Kiev, il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump ha cambiato radicalmente le carte in tavola. Con il suo approccio pragmatico e il suo scetticismo nei confronti dell’impegno americano in Europa, Trump ha avviato contatti diretti con Mosca per cercare una soluzione diplomatica al conflitto. Questo riavvicinamento tra Washington e Mosca ha scatenato un terremoto geopolitico, mettendo in crisi il ruolo dell’Unione Europea e lasciando l’Ucraina in una posizione di estrema vulnerabilità.
Uno degli aspetti più controversi della strategia di Trump è il suo piano per coinvolgere attori non europei nella fase di ricostruzione postbellica. La Cina, per esempio, potrebbe giocare un ruolo chiave nella stabilizzazione economica dell’Ucraina, mentre alcuni paesi del Medio Oriente potrebbero contribuire alla sicurezza regionale. Questa impostazione segna un netto distacco dall’approccio tradizionale degli Stati Uniti, che fino a pochi mesi fa sostenevano incondizionatamente Kiev sia sul piano militare che politico.
Nel frattempo, l’Europa si trova ad affrontare una crisi di identità senza precedenti. Se da un lato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha ribadito il suo “incrollabile sostegno a Kiev”, dall’altro i paesi membri dell’UE appaiono sempre più divisi sul da farsi. Alcuni, come la Polonia e i paesi baltici, chiedono un riarmo massiccio per contrastare la minaccia russa, mentre altri, come la Francia e la Germania, sembrano più inclini ad accettare un accordo negoziato. Questa spaccatura mette in evidenza tutta la debolezza dell’Unione Europea di fronte alle grandi manovre diplomatiche di Stati Uniti e Russia.
In questo scenario, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si trova isolato. I rapporti con Trump sono ai minimi storici, con scambi di accuse sempre più duri. La recente dichiarazione di Zelensky, secondo cui sarebbe pronto a dimettersi nel caso in cui l’Ucraina aderisse alla NATO, ha sorpreso molti analisti. Questo potrebbe rappresentare un segnale di resa o, al contrario, un tentativo disperato di mantenere il controllo della situazione interna, evitando che il paese si fratturi ulteriormente.
Nel frattempo, si moltiplicano le ipotesi sul futuro della Russia all’interno del sistema europeo. Dopo anni di sanzioni e isolamento, Mosca potrebbe essere gradualmente reintegrata nel contesto politico ed economico del continente, soprattutto se gli Stati Uniti dovessero spingere in questa direzione. Ma quali sarebbero i rischi di un simile scenario? Da un lato, potrebbe garantire una stabilizzazione dell’area, ponendo fine a un conflitto che ha mietuto centinaia di migliaia di vittime. Dall’altro, per molti paesi dell’Europa orientale rappresenterebbe una pericolosa legittimazione dell’aggressione russa, aprendo la strada a nuove tensioni in futuro.
Un altro punto critico riguarda il ruolo della tecnologia e delle infrastrutture strategiche. Elon Musk, ad esempio, ha dovuto smentire le voci secondo cui Starlink potrebbe interrompere il suo supporto all’Ucraina. Questo evidenzia quanto le guerre moderne siano dipendenti dalle infrastrutture digitali, un aspetto che potrebbe diventare ancora più rilevante nei prossimi anni.
Dopo tre anni di guerra, lo scenario si avvia verso i negoziati, ma non senza enormi incognite. L’Ucraina si trova in una posizione estremamente fragile, con la possibilità concreta di essere esclusa dalle trattative di pace. Gli Stati Uniti sembrano più interessati a riequilibrare i rapporti con la Russia che a garantire la vittoria di Kiev, mentre l’Europa fatica a trovare una posizione unitaria. Se la guerra ha mostrato la determinazione ucraina a resistere, ora la diplomazia potrebbe decretare il suo futuro. E in questo futuro, il ruolo della Russia appare sempre più centrale, mentre quello dell’Ucraina rischia di ridursi a semplice pedina in un gioco di potenze globali.
Tre libri in italiano che affrontano il tema dell’invasione russa dell’Ucraina e le sue implicazioni geopolitiche:
- “La Russia di Putin” – Anna Politkovskaja
- Un libro fondamentale per comprendere la Russia contemporanea e il regime di Vladimir Putin. Politkovskaja, giornalista russa assassinata nel 2006, analizza il sistema di potere russo, la repressione del dissenso e le guerre condotte da Mosca, anticipando molte delle dinamiche viste nel conflitto ucraino.
- “Guerra in Ucraina. Il diario dal fronte” – Lilli Gruber
- La giornalista italiana racconta le radici storiche, politiche ed economiche del conflitto, con reportage dal fronte e interviste a protagonisti della guerra. Un libro utile per chi vuole capire il contesto della crisi ucraina con un approccio giornalistico e documentato.
- “La guerra di Putin. Come il leader russo minaccia l’ordine mondiale” – Mark Galeotti
- Scritto da uno dei massimi esperti di geopolitica russa, il libro analizza le strategie di Putin, il suo impatto sulla scena internazionale e le possibili conseguenze del conflitto con l’Ucraina. Un’opera essenziale per chi vuole comprendere il disegno strategico del Cremlino.
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