Studenti USA indignati per guerra Israele-Gaza

Studenti USA indignati per guerra Israele-Gaza

L’inizio della guerra, il 7 ottobre, ha portato a un devastante tributo di vite umane, con più di 34.000 palestinesi uccisi, principalmente donne e bambini, dalle forze israeliane.

Quando il 7 ottobre 3mila uomini di Hamas fecero irruzione in Israele, con oltre 1.100 persone trucidate e più di 250 rapite.

Questo ha alimentato un’ondata di indignazione tra gli studenti, spingendoli a scendere in strada per esprimere solidarietà e chiedere un’azione decisa per porre fine al conflitto.

Sebbene le proteste degli studenti universitari non siano una novità negli Stati Uniti, questa volta la repressione contro gli accampamenti studenteschi è stata particolarmente intensa, secondo manifestanti e osservatori.

Angus Johnston, storico dell’attivismo studentesco americano presso la Hostos Community University di New York, ha notato una differenza nelle tattiche utilizzate rispetto agli anni ’60.

Le proteste attuali sono caratterizzate da una minor aggressività e radicalismo, con pochi danni fisici o materiali. Gli accampamenti si trovano principalmente all’esterno degli edifici, evitando l’occupazione degli stessi, come spesso accadeva negli anni ’60.

Nonostante la natura relativamente pacifica delle proteste, gli studenti si trovano ad affrontare una dura opposizione a livello governativo e amministrativo.

Helga Tawil-Souri, professoressa associata di Medio Oriente e studi islamici presso la New York University, ha testimoniato che la protesta pacifica dei suoi colleghi e studenti è stata incontrastata solo quando si trovavano di fronte a una stazione di polizia in attesa del rilascio di alcuni membri della comunità universitaria.

Tawil-Souri, con quasi 20 anni di esperienza alla New York University, ha espresso sorpresa per la durezza della repressione, sottolineando che non aveva mai assistito a un trattamento così severo nei confronti delle proteste studentesche.

Nonostante le difficoltà e le minacce, gli studenti universitari negli Stati Uniti continuano a esprimere solidarietà e a lottare per la giustizia e la pace in Medio Oriente.

La loro voce, anche se soffocata dalla repressione, rimane un simbolo di speranza e impegno per un mondo migliore e più giusto.

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