Governo non firma proposta Ue su diritti Lgbtiq+
Governo non firma proposta Ue su diritti Lgbtiq+
Il 17 maggio 2024, il governo italiano ha deciso di non aderire a una dichiarazione promossa dalla presidenza belga del Consiglio dell’Unione Europea, volta a sostenere le politiche a favore delle comunità Lgbtiq+.
Questa dichiarazione, presentata in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, impegnava i Paesi firmatari a promuovere misure per combattere la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. I firmatari, tra cui tutti i principali Paesi europei, si sono impegnati ad attuare strategie nazionali per proteggere le persone Lgbtiq+ e a sostenere la nomina di un nuovo Commissario per l’uguaglianza nella prossima Commissione Europea.
L’Italia è uno dei nove Paesi dell’Unione Europea che hanno scelto di non firmare la dichiarazione, insieme a Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia, Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Secondo fonti del ministero della Famiglia, la decisione è stata presa perché il testo era considerato troppo sbilanciato sull’identità di genere e conteneva riferimenti a teorie gender che il governo italiano non condivide.
Questa scelta ha suscitato un acceso dibattito tra le associazioni Lgbtiq+ e i partiti di opposizione. Le organizzazioni a sostegno dei diritti Lgbtiq+ hanno criticato duramente la decisione del governo, definendola un passo indietro nella lotta contro la discriminazione. Hanno sottolineato come l’Italia, non firmando la dichiarazione, si distanzi dalle politiche europee più avanzate in materia di diritti umani e uguaglianza.
Dal lato opposto, il ministro per la Famiglia, Eugenia Roccella, ha difeso la posizione del governo, affermando che l’Italia resta comunque impegnata nella lotta contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, ma che non può accettare documenti che mettano in discussione l’identità maschile e femminile tradizionale. Roccella ha sottolineato che il governo italiano intende proteggere i diritti delle persone senza compromettere quelli che considera valori fondamentali della società.
La decisione del governo italiano ha riacceso il dibattito interno sui diritti Lgbtiq+, evidenziando ancora una volta le profonde divisioni esistenti nel Paese su queste tematiche. Da una parte, vi sono coloro che sostengono una maggiore apertura e allineamento con le politiche europee, dall’altra, chi difende una visione più conservatrice dei valori familiari e identitari.
Questa vicenda è destinata a continuare a generare discussioni nelle prossime settimane, con dibattiti che si preannunciano accesi sia a livello politico che sociale. Le posizioni divergenti sul tema dei diritti Lgbtiq+ continueranno a essere un punto centrale del discorso pubblico italiano, riflettendo le tensioni e le differenze culturali presenti nel Paese.
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