Dazi USA: Europa al 20%, Cina al 34%, auto al 25%

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Dazi USA: Europa al 20%, Cina al 34%, auto al 25%

L’annuncio di Donald Trump sui nuovi dazi reciproci ha scatenato un vero e proprio terremoto nel panorama commerciale globale. Il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che i nuovi dazi saranno applicati su un’ampia gamma di prodotti importati, con tariffe che variano in base al paese di origine. L’Europa sarà soggetta a un dazio del 20%, mentre la Cina subirà una tariffa del 34%, ben al di sotto del 65% imposto dagli stessi cinesi sugli Stati Uniti. Tuttavia, la misura che ha fatto più discutere riguarda l’imposizione di un dazio del 25% su tutte le automobili importate negli Stati Uniti, un provvedimento che entrerà in vigore dalla mezzanotte.

Dazi USA: Europa al 20%, Cina al 34%, auto al 25%

L’annuncio è avvenuto in un discorso solenne pronunciato dal Rose Garden della Casa Bianca. Trump ha definito questo giorno come una sorta di “liberazione economica” per gli Stati Uniti, sottolineando che il suo obiettivo è quello di riequilibrare il sistema commerciale internazionale, ritenuto ingiusto nei confronti dell’America. “Non potrebbe essere più semplice di così: se loro applicano dazi su di noi, noi li applichiamo su di loro” ha dichiarato Trump, facendo leva su un concetto di reciprocità che ha caratterizzato la sua politica commerciale fin dalla campagna elettorale.

La reazione dell’Unione Europea non si è fatta attendere. Il presidente del Partito Popolare Europeo, Manfred Weber, ha subito commentato su X (ex Twitter): “Per i nostri amici americani, oggi non è il giorno della liberazione, ma quello del risentimento. I dazi di Donald Trump non difendono il commercio equo; lo attaccano per paura e danneggiano entrambe le sponde dell’Atlantico. L’Europa è unita, pronta a difendere i propri interessi e aperta a colloqui equi e fermi.” Anche Ursula von der Leyen ha espresso preoccupazione per la nuova politica tariffaria americana, lasciando intendere che l’Unione Europea potrebbe rispondere con misure analoghe per proteggere le proprie imprese.

Nel contesto italiano, la premier Giorgia Meloni ha adottato una posizione più prudente. Pur riconoscendo l’impatto negativo che i dazi potrebbero avere sull’economia europea e italiana in particolare, ha sottolineato la necessità di lavorare diplomaticamente per scongiurare una guerra commerciale. L’Italia, infatti, esporta una grande quantità di prodotti negli Stati Uniti, inclusi automobili di lusso, macchinari industriali e beni alimentari, che potrebbero subire contraccolpi da eventuali misure di ritorsione.

Il piano di Trump rappresenta una rottura significativa con il modello commerciale globale che ha dominato negli ultimi decenni. Dal secondo dopoguerra in poi, con la firma del General Agreement on Tariffs and Trade (GATT) nel 1947, gli Stati Uniti hanno sempre promosso politiche di apertura commerciale, guidando la globalizzazione e riducendo le barriere tariffarie tra le nazioni. Ora, invece, Trump e il suo team sembrano intenzionati a rimettere in discussione questo sistema, sostenendo che esso abbia finito per penalizzare l’America e favorire altre economie, in particolare quelle europee e asiatiche.

Secondo Trump, il nuovo sistema di dazi reciproci porterà benefici all’economia americana. Il presidente ha promesso che questi provvedimenti aiuteranno a rafforzare l’industria manifatturiera statunitense, riportando posti di lavoro e produzione all’interno dei confini nazionali. “Posti di lavoro e fabbriche torneranno a ruggire”, ha dichiarato con enfasi. L’idea di fondo è che le tariffe incentivino le aziende americane a produrre di più in patria, riducendo la dipendenza dai beni esteri e aumentando la competitività dei prodotti locali.

Gli analisti economici, tuttavia, sono divisi sulle possibili conseguenze di questa politica. Alcuni ritengono che i dazi possano effettivamente favorire alcune industrie americane, ma avvertono anche che il rischio di ritorsioni da parte dei partner commerciali potrebbe danneggiare settori chiave dell’economia statunitense, come l’agricoltura e la tecnologia. Se l’Unione Europea o la Cina decidessero di rispondere con tariffe punitive sui prodotti americani, potrebbero verificarsi effetti negativi a cascata, con un impatto diretto sui consumatori e sulle imprese esportatrici.

In particolare, l’industria automobilistica è una delle più preoccupate per la nuova misura. Le case automobilistiche europee e giapponesi, che esportano milioni di veicoli negli Stati Uniti ogni anno, potrebbero subire pesanti perdite. Al tempo stesso, anche le aziende automobilistiche americane, che operano su scala globale e hanno impianti produttivi all’estero, potrebbero risentire delle contromisure adottate da altri paesi. Non a caso, diverse associazioni di categoria hanno già espresso le loro perplessità, sottolineando che i dazi potrebbero tradursi in un aumento dei costi per i consumatori americani.

La Cina, dal canto suo, ha risposto con fermezza all’annuncio di Trump, accusando gli Stati Uniti di adottare una politica commerciale “aggressiva e dannosa”. Pechino ha lasciato intendere che potrebbe introdurre nuove tariffe sui prodotti americani, colpendo settori chiave come l’aeronautica, la tecnologia e l’agricoltura. Considerando che la Cina è uno dei maggiori acquirenti di prodotti agricoli statunitensi, una ritorsione in questo ambito potrebbe mettere in difficoltà molti agricoltori americani, una categoria che costituisce una base elettorale importante per Trump.

Mentre il dibattito si infiamma, resta da vedere quali saranno gli effetti concreti di queste misure sul lungo periodo. Il presidente americano ha scommesso su una strategia aggressiva per ridisegnare gli equilibri commerciali globali, ma il rischio di un’escalation tariffaria è alto. Se gli altri paesi risponderanno con misure analoghe, si potrebbe innescare una spirale protezionistica che potrebbe danneggiare l’economia globale.

Per il momento, il mondo attende di vedere come reagiranno i partner commerciali degli Stati Uniti e se vi saranno tentativi di negoziato per evitare una guerra commerciale su vasta scala. Con un’Europa pronta a difendere i propri interessi e una Cina sempre più determinata a contrastare le mosse americane, il futuro del commercio internazionale appare più incerto che mai.

Dazi USA: Europa al 20%, Cina al 34%, auto al 25%

Tre libri in italiano, anche di autori stranieri, che affrontano il tema del commercio internazionale, delle guerre commerciali e del protezionismo economico:

  1. “Il grande balzo indietro: La de-globalizzazione del mondo”Stefano Feltri
    • Questo libro analizza il fenomeno della de-globalizzazione, il ritorno delle politiche protezionistiche e l’impatto delle guerre commerciali, con particolare attenzione agli Stati Uniti di Trump e alle tensioni con la Cina e l’Europa.
  2. “La globalizzazione e i suoi oppositori”Joseph E. Stiglitz
    • Premio Nobel per l’economia, Stiglitz analizza le disuguaglianze generate dalla globalizzazione e discute i limiti delle politiche commerciali internazionali, proponendo soluzioni per un commercio più equo.
  3. “Guerra commerciale: La geoeconomia del mondo multipolare”Alessandro Giraudo
    • Un’analisi delle strategie economiche globali, delle tensioni commerciali tra USA, Cina ed Europa e delle conseguenze politiche e sociali delle guerre dei dazi.
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