Cemento armato – vulnerabilità nel tempo,agenti atmosferici,terremoti

il degrado del cemento armato

Il cemento armato, dopo circa un secolo di vita, ha manifestato la sua vulnerabilità all’azione del tempo, degli agenti atmosferici, dei terremoti.

Le proporzioni del fenomeno sono tali da impedire qualunque tentativo di soluzione basato sulla sostituzione programmata delle costruzioni esistenti, perciò, in questi anni, è crescente l’interesse per il degrado ed il recupero delle strutture in cemento armato sia per salvaguardare il patrimonio edilizio esistente sia, quando risulti necessario, per aumentarne i coefficienti di sicurezza strutturale.

Il problema, già di per sé rilevante, ne causa immediatamente un secondo, quello della corretta progettazione dei nuovi edifici, volta a minimizzarne il deterioramento evitando, per il futuro disastri e lutti, ingenti ed imprevisti costi di recupero.

Tutto ciò sta convincendo i tecnici che non basta più progettare tradizionalmente le strutture in c.a., basandosi principalmente sulla verifica meccanica delle sezioni.

E’indispensabile diffondere una nuova concezione del cemento armato, più completa ed articolata, che porti a scegliere i materiali anche in base alla durabilità e non più solo sulla resistenza.

Per degrado delle strutture in cemento armato si intende la “perdita delle prestazioni iniziali a seguito di eventi lenti correlati all’ambiente aggressivo per effetto di agenti naturali (gelo-disgelo, mare, ecc.) o artificiali (ambienti industriali)”.

In questo termine non è incluso il dissesto che è relativo alla perdita delle prestazioni meccaniche causata da eventi straordinari (terremoti, incendi, esplosioni, ecc.), dal cambiamento dei sovraccarichi agenti (ad es. variazioni di destinazione d’uso per gli edifici, cambiamento della massa dei veicoli per i ponti, piste aeroportuali, ecc.), da
errate previsioni progettuali.

il degrado del cemento armato, generalità

Si definisce durabilità la capacità di un materiale a resistere alle azioni atmosferiche, agli attacchi chimici o ad altri processi deteriorativi, conservando, nel tempo, le prestazioni iniziali.
Per avere l’ordine di grandezza dei tempi di cantiere prima e dopo il calcestruzzo basta ricordare che per la costruzione in saxum quadratum, tra l’altro incompiuta, del tempio di Apollo a Didima occorsero 462 anni (dal 332 a.C. al 130 d.C. circa) mentre per costruire in opus caementicium il Pantheon si impiegarono solo sette anni (dal 118 d.C. al 125 d.C.). La tecnica era semplice: si costruivano due paramenti murari che fungevano da casseri e si colava all’interno il calcestruzzo.