Le banche fanno le furbette e non riducono il costo del mutuo

euribor è ai minimi storici

Molti ricorderanno l’aumento delle rate dei mutui a tasso variabile registrato nel 2008, quando i tassi di interesse raggiunsero livelli mai visti, con il picco dell’euribor 3 mesi a 5,39. Oggi ci troviamo nella situazione esattamente opposta: l’euribor è ai minimi storici, sotto zero.

La scadenza a 1 mese è a -0,35, quella trimestrale a -0,26, mentre l’euribor 6 mesi è a -0,14.

Già dai primi mesi del 2015 l’euribor è in territorio negativo e nonostante la discesa dei tassi, molte banche non calcolano la rata del mutuo in modo algebrico, scontando dallo spread la parte negativa del parametro. Con la conseguenza che le rate dei mutui a tasso variabile non scendono come dovrebbero.

Non sono ancora serviti i richiami di Bankitalia e i pareri dell’Abi a favore del corretto calcolo del tasso di interesse.

Al contrario, tanti istituti di credito sono corsi ai ripari e hanno previsto delle protezioni contrattuali per i nuovi mutui, in particolare inserendo la clausola floor (pavimento), che fissa un limite al ribasso al tasso finale applicato, in modo che quest’ultimo non possa mai essere inferiore allo spread bancario.

Per fare un esempio, se si avesse un mutuo a tasso variabile con l’euribor a 3 mesi come riferimento, oggi fissato a -0,26 (dato aggiornato al 23 maggio) e uno spread concordato con la banca pari all’1%, il tasso di interesse finito da pagare dovrebbe essere pari allo 0,74% e non all’1% come calcolano erroneamente alcune banche. Con il vantaggio per l’istituto di credito di mantenere invariato il suo guadagno (spread).

Ricordiamo che le banche comprano il denaro dalla Banca centrale europea al tasso ufficiale di riferimento, oggi fermo allo 0,00%.

I titolari di un mutuo a tasso variabile possono controllare la propria situazione verificando prima di
tutto se nel proprio contratto di mutuo sia presente o meno la clausola floor.

Se non fosse indicata ma si sta continuando a pagare un tasso di interesse pari allo spread, significa che la banca non sta applicando l’euribor negativo e in questo caso si avrebbe diritto di chiedere il rimborso di quanto è stato pagato in più.

Il primo passo è quello di presentare una domanda di risarcimento all’Ufficio Reclami dell’istituto. La banca avrà 30 giorni di tempo per rispondere. In alternativa ci si può rivolgere all’Arbitro bancario finanziario, che ha il ruolo di risolvere le controversie tra banche e clienti.

Tanti utenti che hanno chiesto una verifica del calcolo hanno ottenuto il rimborso.
Tra le banche che hanno risposto positivamente, qualcuna ha ammesso l’errore, altre hanno accettato
la richiesta “per mero spirito conciliativo” e poi c’è chi ha rimborsato quanto pagato di troppo
per le rate precedenti ma poi ha calcolato nuovamente le rate successive in modo scorretto.