Foibe, violenza titina e occultamento storico:tragedia dimenticata

Foibe, violenza titina e occultamento storico: una tragedia dimenticata

Da Tito, spietata violenza contro gli italiani: sulle foibe, occultamento della storia

Il 10 febbraio è il Giorno del Ricordo, istituito con la legge 92 del 2004 per commemorare le vittime delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata. Un’occasione per riflettere su una delle pagine più oscure e spesso dimenticate della storia italiana: le violenze perpetrate dai partigiani jugoslavi di Tito contro gli italiani della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia alla fine della Seconda guerra mondiale.

Per decenni, la tragedia delle foibe è stata rimossa dal dibattito pubblico, oscurata da una narrazione che privilegiava le sofferenze della guerra in altri contesti. Solo negli ultimi anni si è cominciato a dare pieno riconoscimento a questa immane tragedia, anche se ancora oggi non mancano tentativi di ridimensionarla o giustificarla.

Foibe, violenza titina e occultamento storico: tragedia dimenticata

Il contesto storico e l’occupazione titina

Alla fine della Seconda guerra mondiale, il maresciallo Josip Broz Tito, leader dei partigiani jugoslavi, aveva un chiaro obiettivo: annettere la Venezia Giulia, l’Istria e la Dalmazia alla futura Jugoslavia comunista. Per raggiungere questo scopo, scatenò una violenta repressione contro gli italiani residenti in quelle terre, accusati di essere “fascisti” o “collaborazionisti”.

L’etichetta di “fascista”, però, era spesso solo un pretesto: tra le vittime delle foibe non c’erano solo ex membri del regime, ma anche semplici civili, insegnanti, sacerdoti, funzionari pubblici e chiunque fosse ritenuto un ostacolo al progetto annessionista jugoslavo. Le violenze iniziarono già nel 1943, dopo l’armistizio dell’8 settembre, quando Tito ordinò l’eliminazione di tutti coloro che si opponevano al suo dominio. Tuttavia, la fase più cruenta si ebbe tra il maggio e il giugno del 1945, quando i partigiani jugoslavi entrarono a Trieste, Gorizia, Pola e Fiume, instaurando un regime di terrore.

Le foibe: simbolo di una pulizia etnica

Le foibe sono cavità carsiche naturali tipiche del territorio giuliano-dalmata. Durante l’occupazione jugoslava, divennero macabre fosse comuni in cui vennero gettati, spesso ancora vivi, migliaia di italiani. Le vittime venivano legate con il filo di ferro l’una all’altra e poi spinte nel vuoto, in modo che la caduta dei primi trascinasse tutti gli altri.

Secondo le stime più accreditate, i morti nelle foibe furono tra 10.000 e 15.000, ma il numero esatto potrebbe essere molto più alto, considerando che molte cavità non sono mai state esplorate completamente. A questi si aggiungono i circa 350.000 esuli italiani costretti ad abbandonare le loro terre per sfuggire alle persecuzioni e alla violenza.

L’occultamento della storia

Dopo la fine della guerra, il dramma delle foibe venne messo a tacere. L’Italia, uscita dal conflitto devastata e politicamente divisa, preferì non affrontare apertamente il tema, anche per non compromettere i rapporti con la Jugoslavia di Tito, alleato strategico in chiave anti-sovietica durante la Guerra Fredda.

La storiografia ufficiale, dominata da una visione ideologica, minimizzò l’accaduto, relegandolo a un fenomeno marginale o giustificandolo come una reazione ai crimini del fascismo. Le vittime delle foibe vennero dimenticate, gli esuli furono accolti con freddezza e diffidenza, e chiunque cercasse di portare alla luce la verità veniva tacciato di revisionismo o neofascismo.

Solo con la caduta del comunismo e l’apertura degli archivi ex jugoslavi si è iniziato a fare luce su questa tragedia, restituendo dignità alle vittime e ai sopravvissuti. Il Giorno del Ricordo, istituito nel 2004, ha segnato un passo fondamentale per la memoria collettiva, ma il cammino per un pieno riconoscimento storico è ancora lungo.

Conclusione

La tragedia delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata è un monito contro ogni forma di violenza etnica e ideologica. Ricordare queste vittime non significa riscrivere la storia, ma darle la giusta dignità. Il 10 febbraio deve essere un’occasione per riflettere sugli orrori del passato e per ribadire l’importanza della verità storica, senza censure né distorsioni ideologiche.

Tre libri in italiano, anche di autori stranieri, che trattano il tema delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata:

  1. “Foibe. Una storia d’Italia”Raoul Pupo
    • Uno dei più importanti storici italiani sul tema, Pupo ricostruisce il contesto storico delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, analizzando cause, dinamiche e conseguenze di questi eventi. Un saggio rigoroso e documentato.
  2. “Ci chiamavano fascisti. Eravamo italiani”Giuseppina Mellace
    • Un libro che racconta le vicende degli italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia attraverso testimonianze dirette, mettendo in luce la violenza e la persecuzione subite dagli italiani sotto il regime di Tito.
  3. “Magazzino 18”Simone Cristicchi
    • Un’opera tra saggio e teatro che racconta l’esodo giuliano-dalmata attraverso gli oggetti abbandonati dagli esuli nel Magazzino 18 del Porto Vecchio di Trieste. Cristicchi restituisce memoria e dignità a una storia troppo spesso dimenticata.
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