Condoni edilizi – Da esaminare ancora 4 milioni di domande presentate dal 1985 al 2003
Secondo il Rapporto sul Condono edilizio in Italia realizzato dal Centro Studi Sogeea, rimangono ancora 4.263.897 richieste di sanatoria da evadere, pari a più di un quarto rispetto al totale delle domande presentate e che ammonta a 15.007.199 a 35 anni dalla prima legge varata nel 1985. Secondo i dati, per evadere tutte le richieste servono 21 anni.
Nel dettaglio:
– 2.842.938, richieste di sanatoria da evadere sono relative al provvedimento legislativo 47/85 varato dal Governo presieduto da Bettino Craxi
– 810.367, richieste di sanatoria da evadere sono relative alla legge del 1994 (Governi Berlusconi)
– 610.592, richieste di sanatoria da evadere sono relative alla legge del 2003 (Governi Berlusconi)
Le istanze presentate presso gli uffici tecnici dei Comuni italiani, dal Rapporto più del 72%, pari a 10.816.634 unità, si tratta di pratiche relative alla prima legge sul condono edilizio, quella varata nel 1985.
Il Centro Studi Sogeea è un istituto di ricerca con sede a Roma fondato nel 2008 dalla Sogeea SpA.
Il Centro Studi Sogeea è attivo nella produzione di dati, informazioni e analisi al fine di
offrire un ampio approfondimento sulle tematiche di interesse nazionale.
La Pubblica Amministrazione dello Stato e gli Enti locali italiani perdono miliardi di euro di incassi per le pratiche di condono edilizio ferme da 35 anni nei Comuni.
Secondo il direttore scientifico del Centro Studi Sogeea, Sandro Simoncini, “si può stimare che i mancati introiti per le casse del nostro Paese sono pari a poco più di 19 miliardi di euro“.
Il cittadino con la sola domanda di condono prevista da norme di 35 anni fa che aveva commesso un abuso edilizio ha depenalizzato il reato e può vendere la casa, la può affittare e la può mettere a reddito anche se non ha ancora pagato il dovuto allo Stato.
Il Centro Studi Sogeea stima 9,8 miliardi persi solo per le oblazioni, somme che si suddividono, a grandi linee, in parti uguali tra Stato e Comuni, più una piccola quota destinata anche alle Regioni.
Nei mancati introiti rientrano:
– 7 miliardi di oneri concessori;
– 760 milioni di diritti di segreteria e di istruttoria;
– 1,7 miliardi tra diritti di paesaggistica e risarcimenti per danno ambientale.