Calamandrei e la guerra: ieri come oggi, un monito inascoltato

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Calamandrei e la guerra: ieri come oggi, un monito inascoltato

Piero Calamandrei, figura emblematica del Novecento italiano, non fu solo un grande giurista e padre costituente, ma anche un pensatore lucido e profetico. La sua esperienza diretta nella Prima Guerra Mondiale, il disincanto per il sacrificio di migliaia di giovani mandati al massacro in nome di una patria spesso lontana e astratta, e la consapevolezza maturata dopo la Seconda Guerra Mondiale lo portarono a sviluppare un pacifismo critico, privo di ingenuità ma radicato in un profondo senso di giustizia. Il suo monito contro la guerra non si limitava a un rifiuto etico della violenza, ma si fondava sulla consapevolezza che ogni preparazione bellica, anche apparentemente difensiva, finisce per innescare la spirale del conflitto.

Calamandrei e la guerra: ieri come oggi, un monito inascoltato

Nel settembre 1945, pochi mesi dopo la fine della guerra e la devastazione nucleare di Hiroshima e Nagasaki, Calamandrei scriveva nel suo articolo Cinquantacinque milioni parole che oggi, a ottant’anni di distanza, conservano un’attualità inquietante. Egli denunciava la “gara di follia” per il controllo dell’energia atomica, sottolineando come il possesso di armi sempre più distruttive avrebbe inevitabilmente condotto l’umanità sull’orlo della propria autodistruzione. Il rischio, secondo lui, non era solo quello di una nuova guerra, ma di un progressivo degrado della coscienza collettiva, incapace di riconoscere la propria interdipendenza globale.

Oggi, nel 2025, le sue parole riecheggiano nel mondo contemporaneo, segnato da nuove tensioni geopolitiche, dalla corsa agli armamenti e dal ritorno di un clima da guerra fredda. Se nel XX secolo la minaccia principale era rappresentata dalla contrapposizione tra le superpotenze nucleari, oggi assistiamo a un mondo multipolare, dove conflitti regionali, terrorismo, disuguaglianze economiche e crisi ambientali si intrecciano in un pericoloso equilibrio instabile. Le nuove tecnologie belliche, l’intelligenza artificiale applicata ai droni militari, la guerra informatica e la militarizzazione dello spazio amplificano le minacce, rendendo ancora più labile il confine tra sicurezza e distruzione.

La riflessione di Calamandrei sulla necessità di una “coscienza mondiale” appare quanto mai urgente. Il concetto di interdipendenza, che egli legava alla minaccia nucleare, si estende oggi anche alle sfide globali come il cambiamento climatico, le pandemie e le crisi umanitarie. Se nel 1945 la bomba atomica rappresentava l’argomento inconfutabile per una cooperazione tra i popoli, oggi sono le emergenze ambientali e sanitarie a dimostrare che nessuna nazione può considerarsi isolata o autosufficiente.

Eppure, l’umanità sembra ripetere gli stessi errori. L’aumento delle spese militari in tutto il mondo, la proliferazione di conflitti, il ritorno della propaganda bellicista dimostrano quanto sia difficile rompere il ciclo della guerra. Calamandrei ci ammoniva: la pace non può essere un semplice desiderio, ma deve tradursi in giustizia sociale, in istituzioni forti e in un sistema di relazioni internazionali fondato sul diritto e non sulla forza. Il dilemma che poneva – “o la pace nella giustizia o l’esplosione cosmica” – non è mai stato così attuale.

Se vogliamo rendere omaggio al pensiero di Calamandrei, non possiamo limitarci a ricordarlo. Dobbiamo agire per costruire un futuro in cui la prevenzione dei conflitti sia una priorità politica e morale, in cui la cooperazione prevalga sulla competizione distruttiva. Il mondo ha già visto troppe guerre: non possiamo permetterci di ignorare le lezioni della storia.

Tre libri in italiano, anche di autori stranieri, che affrontano il tema della guerra, della pace e delle sue conseguenze:

  1. “Se questo è un uomo” – Primo Levi
    Un’opera fondamentale sulla memoria della guerra e dell’Olocausto. Levi racconta la sua esperienza nel campo di concentramento di Auschwitz, offrendo una profonda riflessione sulla disumanizzazione e sulle conseguenze della guerra sulla dignità umana.
  2. “Addio alle armi” – Ernest Hemingway
    Un romanzo autobiografico ispirato all’esperienza di Hemingway come volontario nella Prima Guerra Mondiale. Il libro racconta la storia di un amore travolto dagli orrori del conflitto, mettendo in luce l’assurdità della guerra e il desiderio di evasione dalla violenza.
  3. “La guerra non ha un volto di donna” – Svetlana Aleksievič
    Un libro basato su testimonianze reali di donne sovietiche che hanno partecipato alla Seconda Guerra Mondiale. L’autrice Premio Nobel per la Letteratura dà voce a un aspetto spesso trascurato della guerra, raccontando le sofferenze, il coraggio e le speranze delle donne soldato.
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