Aumenta la soddisfazione per la propria vita, ma anche l’incertezza sul futuro

Aumenta la soddisfazione per la propria vita, ma anche l’incertezza sul futuro

Nel 2016, per la prima volta dopo 5 anni, si ha un miglioramento significativo del benessere soggettivo: la quota di persone che esprime una soddisfazione elevata della propria vita nel complesso (corrispondente ad un punteggio tra 8 e 10) è pari al 41% (era 35,1% nel 2015).

Insieme ad una maggiore soddisfazione per la propria condizione attuale, viene espressa una certa cautela rispetto a quella futura.

Nel 2016, scende la quota di quanti guardano al futuro con ottimismo (26,6%, dopo il 28,1% nel 2015); l’evoluzione di questo indicatore è determinata dalla sintesi della riduzione della quota di chi intravede la possibilità di un
peggioramento (15,3% dal 17,4% del 2015) e dell’aumento degli incerti (25,4% dal 23,5% del 2015), ovvero della quota di coloro che non esprimono una valutazione precisa.

Un aspetto importante della soddisfazione complessiva è quello legato al giudizio sul tempo libero. Già nel 2015 era stato recuperato il calo registrato tra il 2012 e il 2013, e nel 2016 la quota di chi si dichiara molto o abbastanza soddisfatto rimane stabile, ad oltre il 66%.

Benessere soggettivo

Le principali differenze
A livello territoriale, la quota di persone che esprime i giudizi più alti è aumentata per tutte le ripartizioni territoriali e in misura maggiore nel Mezzogiorno, dove i livelli erano scesi sensibilmente nel biennio 2011-2012.

Le differenze territoriali nel benessere soggettivo continuano ad essere rilevanti, con un netto gradiente Nord-Sud.

Le persone che esprimono una valutazione molto positiva della vita nel complesso sono il 45,7% del totale nel Nord, il 40,4% nel Centro e il 35,1% nel Mezzogiorno.

I divari territoriali sono altrettanto marcati anche per la soddisfazione per il tempo libero (70,5% nel Nord, 60,4% nel Mezzogiorno) e sono in aumento rispetto al 2015.

La quota dei soddisfatti, per questo aspetto, è stabile a livello nazionale, ma è aumentata nel Nord rispetto al 2015 (+2 punti percentuali) e diminuita nel Mezzogiorno (-1,5 punti percentuali).

Anche osservando la quota di quanti guardano al futuro con ottimismo, pensando che la propria situazione migliorerà nei prossimi cinque anni, emergono differenze territoriali, con un vantaggio per il Centro-Nord, ma più contenuto: oltre il 26% rispetto al 24,7% nel Mezzogiorno.

In quest’ultima ripartizione anche la quota di pessimisti è inferiore a quella registrata nelle altre aree del Paese (il 14,6% nel Mezzogiorno, il 15% nel Nord e il 17,1% nel Centro), ma è più elevata (30%) quella delle persone che non sanno fare una previsione sul proprio futuro (nel Centro sono il 25%, nel Nord circa il 21%).

Il benessere soggettivo è fortemente variabile a seconda dell’età. L’aumento osservato rispetto al 2015 è in buona parte dovuto ad una crescita più rilevante tra i giovanissimi (14-19 anni) e nelle classi di età centrali (tra i 35 e i 54 anni).

Le differenze di genere sono piuttosto contenute e, rispetto al 2015, l’aumento di soddisfazione è significativo sia per gli uomini (42,1%) sia per le donne (40%), che passano rispettivamente dal 35,8% del 2015 al 42,1% del 2016 e dal 34,4% al 40%.

Dettagliando per età, gli uomini giovanissimi e gli anziani sono più soddisfatti delle loro coetanee.

Per quanto riguarda la condizione professionale, in un quadro di crescita complessiva, i lavoratori in proprio e coadiuvanti, categorie fortemente penalizzate dalla crisi, e quadri ed impiegati sono le categorie in cui si registra l’aumento più rilevante.

Nel 2016, tra gli occupati, i meno soddisfatti sono gli operai e gli apprendisti (40,4%) mentre dirigenti e imprenditori si confermano la categoria con il livello più alto di soddisfazione (49,4%).

La mancanza di un’occupazione ha un effetto nettamente depressivo sul livello di soddisfazione: il minimo si raggiunge per le persone in cerca di occupazione, che, seppure in crescita, non raggiunge il 30%; poco superiore la valutazione delle casalinghe (35%).

Come per i livelli di soddisfazione, anche la percezione delle prospettive future vede favorite le generazioni più giovani: quasi la metà degli individui fino a 34 anni ritiene, infatti, che la propria situazione migliorerà; le quote sono al di sotto del 7% nelle generazioni più anziane.

La soddisfazione per il tempo libero presenta differenze di genere e una forte variabilità legata alle fasi del ciclo di vita. Le donne che si ritengono molto o abbastanza soddisfatte del proprio tempo libero sono in percentuale inferiore rispetto agli uomini (64,7% contro 68,7%). I giovani e gli anziani sono più soddisfatti delle persone nelle classi di età centrali, fortemente impegnate nell’attività lavorativa e familiare (le quote superano il 65% tra i 14-34 anni e gli ultrasessantenni, mentre sono sotto il 60% tra i 45-54 anni). Il dato è stabile rispetto al 2015.